In un contesto festoso si trovano diverse tipologie di animali. All’inizio portano il proprio vissuto a conoscenza degli altri e sono pure disponibili a metterlo in comune. Ma basta un niente e subito si scatena la discussione, la lotta verbale per l’affermazione della propria presunta unicità e superiorità. La lotta potrebbe degenerare in vero e proprio conflitto fisico con tentativo di sopraffazione se qualcuno, più saggio degli altri, non fosse in grado di far riflettere tutti i contendenti sulla stupidità ed inutilità del voler essere “il più importante”.
Solo la condivisione e la messa a disposizione, nel rispetto reciproco, delle proprie specifiche qualità può portare alla vera felicità per tutti: accettarsi per come si è e accettare gli altri.
La scelta di far interpretare i diversi animali (elefante, topolino, uccellino, giraffa, ochetta, leone, coniglio, castoro, rana, gufo…) a pupazzi di peluche si è dimostrata vincente perché l’immediatezza giocosa e gioiosa che i peluche trasmettono ai bambini permette di parlare loro con semplicità ed efficacia di argomenti importanti quali la diversità e la problematica multiculturale e caratteriale.
Il progetto, che prende spunto dall’omonimo testo di Antonella Abbatiello, è nato all’interno di laboratori teatrali tenuti nelle scuole sulla “diversità, sull’accettazione e integrazione dell’altro” intesa però nel suo senso più generale: accettazione di chi proviene da un altro paese o un’altra cultura (e quindi il problema dei bambini figli di migranti) ma anche accettazione di chi ha caratteristiche fisiche o emotive diverse e quindi, ancora più quotidianamente, il problema delle diversità di ogni genere, intrinseche in ogni bambino.