Giovedì 20 aprile 2023 ore 20,30
AL TEATRO DELLE ALI

Babilonia Teatri
MulinoBianco – Back to the green future

di Enrico Castellani e Valeria Raimondi
con Ettore Castellani e Orlando Castellani
e con Valeria Raimondi, Enrico Castellani, Luca Scotton

luci, audio, direttore di scena Luca Scotton
vfx video Francesco Speri
produzione Babilonia Teatri e La Corte Ospitale
coproduzione Operaestate Festival Veneto
in collaborazione con Dialoghi – Residenze delle Arti Performative a Villa Manin 2021

con il sostegno di MiC e Regione Emilia-Romagna

BIGLIETTI
intero € 18
ridotto € 15
Accademia Arte & Vita € 12

Acquista online su:

Vivaticket

oppure nella biglietteria del Teatro in Via Maria SS. Guadalupe 5 a Breno, aperta ogni martedì e venerdì dalle 17.30 alle 18.30 (escluso festivi)

I protagonisti di questo spettacolo sono due bambini dai nomi importanti, Ettore e Orlando, rispettivamente di 9 e 11 anni. Con una sequenza di domande, senza ideologismi e senza retorica sulla responsabilità nei confronti del pianeta che abitiamo ci chiedono, in maniera tutt’altro che modaiola, che mondo stiamo loro lasciando. E forse anche che senso del mondo stiamo loro lasciando. Un lavoro graffiante e severo, amaro nel provocare sinceri – e nello stesso tempo disturbanti – accessi di riso. Uno spettacolo che per le tante domande di oggi mostra che è impossibile avere una sola risposta, ma che per questo non possiamo accantonare.

MulinoBianco si interroga sulla relazione che abbiamo instaurato con il pianeta che abitiamo, a quanto pare l’unico abitato, nonché l’unico abitabile nell’intero universo. Abitiamo in un luogo, se non per altro, anche solo per queste ragioni, piuttosto prezioso.
Da quanto siamo qui?
Quando scade il nostro contratto d’affitto?
Esistono delle clausole nel contratto di locazione?
Quali?

Chi l’ha redatto?
Chi è il proprietario?
La possibilità che noi si venga sfrattati quanto è vicina?
Sono domande a cui solo gli scienziati possono rispondere. Sono domande che solo i bambini possono porre. Dall’alto della loro scienza e della loro saggezza. Dall’alto del loro sapere.

Il futuro è loro.
Sono loro che ci interrogano.
Che ci incalzano.
Che disegnano un quadro inquietante nel quale siamo ritratti di spalle: in fuga.
A testa china: intenti nelle più svariate occupazioni, ma incapaci di vedere dove siamo e cosa stiamo facendo.
Due bambini soli sulla scena. Due bambini che parlano a una platea di adulti. Due bambini ci raccontano il loro punto di vista sul futuro del mondo. Lanciano proclami e provocazioni. Ci incalzano e ci beffano. Vanno avanti e indietro nel tempo. Contrappongono la fine e l’inizio: un Eden perduto e lontano, verso il quale nessuno di noi vorrebbe tornare e un tramonto che ci spaventa, ci attrae e ci inghiotte. Si muovono tra animali totem, banchi spuri e croci iconoclaste. Tra l’indicibile e il non detto.
Ci consegnano un mazzo di fiori finti, senza chiarire se siamo chiamati a riconoscere che anche i polimeri sintetici possono essere belli o se vogliono ricordarci che le piante torneranno presto ad essere le sole padrone del mondo.

NOTE DI REGIA. Viviamo in un mondo in cui sembra impossibile trovare un equilibrio tra naturale e artificiale. Quasi che questa dicotomia sia impossibile da gestire. Da una parte la modernità, le fabbriche, gli elettrodomestici, i prodotti e i veleni chimici, i sapori e gli odori riprodotti in laboratorio, la tecnologia… dall’altra parte le tradizioni da riscoprire, l’orto da coltivare dietro casa, il biologico, il biodinamico, la vacanza wild, la marmellata fatta in casa.
Noi ci troviamo nel mezzo, ognuno col suo grado di consapevolezza e di ignoranza. Viviamo sotto il fuoco incrociato di notizie allarmanti e catastrofiche che fatichiamo a gestire. Notizie rispetto alle quali non sempre sappiamo come comportarci. Il più delle volte ignoriamo, in certi casi per scelta, in altri perché informarsi è complesso, farsi un’opinione è complesso, essere coerenti è complesso. La terra collasserà a breve a causa del surriscaldamento? L’avanzata dei deserti raggiungerà all’improvviso il nostro pianerottolo? L’isola di plastica presente nell’Oceano Pacifico diventerà davvero meta di vacanza? Lo zucchero bianco è davvero un veleno peggio dell’eroina? La tassa sulla plastica è realmente un provvedimento caro solo a una élite pseudo-intellettuale? Perché una pubblicità che mi indica che i biscotti in questione sono senza lattosio dovrebbe invogliarmi ad acquistarli? Quanti kilometri percorre una banana prima che io possa scivolare sulla sua buccia? Quanti litri d’acqua servono per produrre una bistecca? Quanto è preziosa l’acqua utilizzata per produrre la suddetta bistecca? Quante suddette bistecche posso mangiare al minuto per non sentirmi nemico della terra? Quante popolazioni sono state sgomberate dalle loro terre per soddisfare il bisogno di anacardi richiesti dal mercato mondiale per alimentare chi non mangia più le suddette bistecche? Chi taglierà la coda al cane affinché smetta di mordersela? Dato che è un cane che si morde la coda, tagliamo la testa al toro e lasciamo che a decidere siano gli specchietti per allodole? Ognuno nel suo piccolo può fare la sua parte. Quale? Io vorrei sapere qual è la mia. Vorrei che qualcuno me lo dicesse. Giuro che la farei. Al massimo se non mi piace la scambio con qualcun altro. Meglio acquistare prodotti biologici confezionati nella plastica o prodotti non biologici confezionati nella carta?
Guardo al mio bene o a quello collettivo? Un po’ per ciascuno non fa male a nessuno. Partiamo da qui, da queste domande, che non possono nemmeno essere definite provocazioni, perché sono domande reali, che ci accompagnano e ci assillano, a cui rivolgiamo attenzione a volte e che fingiamo di non udire altre, per costruire uno spettacolo che condiva col pubblico le nostre domande. Per approfondire temi e questioni che ci sono cari. Che non crediamo abbiano una sola risposta, ma che non possiamo accantonare per questa ragione.