Giovedì 15 gennaio 2025 ore 20,30
I Sacchi di Sabbia
7 contro Tebe
uno spettacolo de I Sacchi di Sabbia e Massimiliano Civica
con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano
produzione Compagnia Lombardi-Tiezzi
in co-produzione con I Sacchi di Sabbia
con il sostegno di Mic, Regione Toscana
BIGLIETTI
intero € 20
ridotto € 18
Accademia Arte&Vita € 14
Acquista online su:
oppure nella biglietteria del Teatro in Via Maria SS. Guadalupe 5 a Breno, aperta ogni martedì e venerdì dalle 17,30 alle 18,30 (escluso festivi e periodo dal 14 dicembre 2024 al 6 gennaio 2025 compresi e dal 16 aprile al 28 aprile 2025 compresi) e nelle giornate/serate di programmazione a partire dalla mezz’ora che precede l’inizio dello spettacolo
L’argomento è noto. Sui figli gemelli di Edipo, Eteocle e Polinice, grava il funesto destino del padre: i meschini – essendo gemelli e non potendo vantare un diritto certo sul trono – si accordarono per regnare a turno; Eteocle fu il primo, ma a Polinice non toccò mai: Eteocle infatti lo fece catturare e allontanare dalla città. L’esilio forzato portò Polinice a stringere un patto d’alleanza con il Re degli Argivi per vendicarsi di Tebe e del fratello. La tragedia di Eschilo inizia qui, con l’esercito argivo alle porte di Tebe: per ciascuna delle 7 porte un guerriero terribile e un altrettanto terribile
guardiano. Chi avrà la meglio?
Il terzo incontro tra I Sacchi di Sabbia e Massimiliano Civica – che dopo Luciano di Samosata (Dialoghi degli Dei) e Euripide (Andromaca) chiude una trilogia à rebours sull’immaginario greco – avviene su testo arcaico, uno dei più antichi che ci sono pervenuti. Affrontato con le tecniche del comico, I 7 contro Tebe finisce per somigliare ad Aristofane. Ma ciò non significa farne una parodia: la sfida di questo nuovo progetto, che miscela alto e basso senza soluzione di continuità, è “costringere” lo spettatore a disposizioni emotive sempre diverse, portarlo a sperdersi nell’immaginario greco. L’alternarsi dei sette duelli scandisce il ritmo di tutto lo spettacolo, si va verso un climax, di cui tutti conoscono l’ineluttabilità: è noto che alla fine saranno i due fratelli a battersi e che entrambi moriranno nello scontro. Ma come ci arriveremo? Ridendo?
RECENSIONI
La tragedia è lutto, ma le donne del coro, due lamentatrici, in realtà uomini en travesti, non ne possono più di piangere. Un nuovo conflitto entra in scena: tra pura tragedia e forma commedia, congeniale con studiate sgangheratezze all’umorismo della compagnia pisana. Il tragico viene smontato e poi irrompe, congelando la risata, che torna a sradicare il lutto, in un contrasto tra le popolane prefiche lamentatrici, la corifea e l’autore in persona, allampanato, abbigliato con una vecchia zimarra. Il soggetto diviene una godibile riflessione su come raccontare una storia, in conflitto e mescolanza tra linguaggio elevato e inflessioni dialettali campane, con leggerezza e perfino ‘goliardia’, nel senso di smottamento dalla classicità paludata, dalla curialità
tragica.
Massimo Marino, Doppiozero, 16 luglio 2021
Quali corridoi di vicinanza occorre scavare per far parlare Eschilo al pubblico di oggi, che spesso preferisce la levità consolatrice dell’happy end all’impegno di cimentarsi con un classico? Come può risuonare nell’attuale iper-sensibilità del politically correct il grido di Eteocle «Mai e poi mai voglio avere a che fare con la genía delle donne»? Eschilo è sessista e censurabile? Se l’antico è troppo lontano da noi, meglio farlo tacere? […] Statene certi: nelle mani dei Sacchi di Sabbia non sarà una delle solite “tragedie greche”, ma un gioco, una “commedia tragica” statica eppure mobilissima, perché i personaggi continuano a entrare e uscire dal testo, che viene composto e ricomposto in una vitalità impressionante. Alle citazioni autentiche e solenni degli Stasimi poetici, si alternano con naturalezza malintesi verbali e sberleffi, cortocircuiti di senso grazie ad anacronismi e guizzi comici. […] Ma il duello finale è quello decisivo e tragico, per cui occorre spogliarsi degli orpelli del comico. Non saranno più i pupazzi ad affrontarsi, ma «frate contro frate» in carne e ossa: Carli e Iliano, tolto il fazzoletto, si ergono ritti e immobili con lo scudo di cartone. L’atmosfera viene ricreata dalla voce della Gallo, che intona una dolente ballata composta da Woody Guthrie (Don’t kill the Baby & the son).
Gilda Tentorio, Paneacquaculture, 28 luglio 2021
La storia dei due gemelli Eteocle e Polinice, figli di Edipo, l’assedio della Città di Tebe, lo scontro tra i 7 guerrieri che aggrediscono le porte della città e i 7 che le difendono servono per una stravagante cronaca dell’intera vicenda in chiave comica. Il coro di donne tebane, qui ridotto a due personaggi, i bravissimi Gabriele Carli ed Enzo Illiano, con pittoreschi accenti partenopei, commentano i fatti enunciati da Giulia Gallo, mentre Giovanni Guerrieri che fa un po’ Eschilo, un po’ il narratore, un po’ interlocutore delle coloratissime prefiche che investono la vicenda con la loro inarrestabile parlantina. Il finale cambia di tono. L’ultimo atto della tragedia, il duello tra i due fratelli acquista una ieraticità lenta, composta: non più battute, ma un racconto teso, essenziale. I due guerrieri si affrontano e si accasciano dietro due grandi scudi variopinti, lasciando spazio alla commozione. Un’ora di ottimo teatro, anche se i Dialoghi degli Dei rimane uno spettacolo insuperabile.
Fausto Malcovati, Hystrio, 4/2021
Si ride subito, prima in sordina, poi in crescendo, non tanto per il liberatorio effetto della dissacrazione, bensì per la ritmica feroce e ticchettante del dettato, da sempre patrimonio espressivo della brigata. Nondimeno, questo lavoro sembra, più dei Dialoghi, centrato, summa a tratti delle soluzioni di cui la compagnia s’è dotata negli anni, senza cedere a indulgenti auto-citazioni, confermando come la ricerca sia sempre concentrata sull’efficacia scenica, la pregnanza teatrale. L’assalto alla città della tragedia diventa ridicolosa descrizione a due voci (eccezionale Carli, che rievoca certe ciarliere signore toscane, quando ammirato descrive i campioni tebani), in cui la ripetitività della situazione di sette assaltatori e sette difensori potrebbe forse trovare ancor più consistenza nella coazione-a-ripetere (stilema comico mai superato), là dove il rischio è la coazione-e-basta. Non meno interessante è il complesso gioco di segni proposto che, pur in un allestimento scarno d’arredi tra pupazzetti, soluzioni gestuali ad ampliare lo spazio e spericolate messe in crisi del piano finzionale, si dipana nel continuo fuori-dentro sia rispetto alla storia sia nei confronti della storia tout-court. In ultimo, la sferzata al cuore: esaurita la pugna, Gallo intona, struggente, Don’t Kill my Baby and My Son…
Igor Vazzaz, Lo sguardo d’Arlecchino, 22 settembre 2021
… ha senso una tragedia oggi? Come dobbiamo accostarci a lei, per vivificarla? Probabilmente erano le stesse domande che Eschilo si poneva: la necessità e l’inutilità della guerra dovevano estendersi dal mito all’oggi, e I Sacchi di Sabbia continuano semplicemente e genialmente questo processo, con le due coreute che identificano i vari eroi sulle sette porte come se li vedessero sporgendosi dall’alto delle mura (come Elena nell’Iliade, appunto, nel celebre episodio della teichoscopia) e li presentano con pettegolezzi da comare, come se li conoscessero da sempre. E i terribili guerrieri sono piccoli pupazzi, lo scontro è un attimo e un pupazzo cade, e la guerra in fondo è questo, monotona, scontata, crudele e inutile. […] La tragedia ritorna, affidata alla voce della Gallo, che canta una ballata di Woody Guthrie, Don’t kill the baby & the son, che commemora un terribile atto di razzismo avvenuto nel 1911 in Oklahoma, il linciaggio di una madre e di un figlio quattordicenne. […] Così, con questo balzo senza rete nel tempo, la catarsi provocata da una ineffabile ‘tragedia comica’ ha senso, il cerchio si chiude, e l’attualità profonda di una simile operazione si afferma con indiscutibile forza.
Susanna Pietrosanti, Gufetto.press, 26/10/2021
I Sacchi di Sabbia nascono a Pisa nel 1995 e nel panorama della scena teatrale italiana si distinguono per la capacità di far incontrare tradizione popolare e ricerca culturale spingendosi di volta in volta nell’esplorazione creativa di terreni diversi, dalla letteratura al cinema (Sandokan o la fine dell’Avventura e Tràgos), dal fumetto all’opera (ESSEDICE e Don Giovanni di Mozart). La Compagnia ha ricevuto un Premio UBU Speciale nel 2008 e il Premio Nazionale della Critica nel 2011. Nel 2016 I Sacchi di Sabbia vincono il Premio Lo Straniero per la loro attività. Nel 2017 si aggiudicano l’Eolo Award per la loro ricerca nel teatro di figura. Dal 2016, con la complicità di Massimiliano Civica, hanno preso a frequentare i classici, riscrivendo I Dialoghi degli Dei di Luciano, Andromaca di Euripide e i 7 Contro Tebe di Eschilo.